Anche Fastweb ha deciso di adeguarsi alla delibera n. 487 del 2018 dell’Agcom, così come tutti gli altri operatori di rete fissa più importanti, prevedendo una riduzione dei costi di disattivazione. Per effetto della delibera, infatti, è stata imposta una trasparenza maggiore in relazione ai costi che devono essere sostenuti nell’ipotesi in cui l’utenza venga dismessa in modo definitivo o si passi a un altro operatore. La delibera stabilisce una regolamentazione delle spese da sostenere per la dismissione o la disattivazione della linea, con lo specifico intento di tutelare gli utenti e fare in modo che gli operatori non applichino costi non giustificati.
Le spese di recesso
Entrando più nel dettaglio, è stata sancita la necessità di commisurare le spese di recesso rispetto ai costi sostenuti effettivamente per il trasferimento del servizio o per la dismissione della linea, oltre che al valore del contratto. Infatti, i costi di dismissione o disattivazione della linea devono essere considerati dei costi standard che si aggiungono ai costi di recesso o alle eventuali penali a cui si fa riferimento nei contratti, variabili in base agli operatori. I primi gestori di rete fissa che avevano accolto la novità e che si erano adeguati alla regolamentazione erano stati Tiscali e Tim, sin dallo scorso mese di gennaio, e a febbraio è stata la volta di Vodafone e Wind Tre.
Che cosa cambia per Fastweb
Adesso è giunto il momento di Fastweb, che fino a pochi giorni fa era ancora il solo operatore, tra le realtà principali del settore della rete fissa, che non si era ancora adeguato a quanto previsto dalla delibera Agcom. La novità è visibile direttamente sul sito ufficiale della compagnia, dove la pagina che riguarda la trasparenza tariffaria è stata aggiornata. In particolare, nella sezione che riguarda la dismissione e la disattivazione del servizio viene indicato che il costo da sostenere non è più di 56 euro, come in passato, ma di 29 euro e 95 centesimi: una una tantum che verrà applicata sia per la dismissione della linea che nell’eventualità in cui il cliente passi a un operatore differente.
Per saperne di più
Chi fosse interessato ad ottenere ulteriori informazioni in proposito può recarsi in uno dei negozi di telefonia Fastweb a Milano. Sul sito della compagnia, ad ogni modo, è specificato che la cifra prevista corrisponde al valore più basso tra i costi effettivamente affrontati per disattivare la linea e una mensilità di canone, proprio come prescritto dalla delibera.
I costi di disattivazione previsti dalle varie compagnie
Ma quali sono le cifre richieste dalle altre compagnie nel caso di disattivazione della linea? Se per Fastweb si parla di 29 euro e 95 centesimi, più alta è la spesa per i clienti di Wind Tre, dove il costo di disattivazione corrisponde al valore più basso tra 55 euro e una mensilità di canone. Questo riguarda solo le linee Adsl, Fttc e solo voce, mentre per le linee Ftth la spesa prevista è pari al valore più basso tra 94 euro e una mensilità di canone. Decisamente inferiore è l’esborso previsto per i clienti di Tim, con il costo di disattivazione fissato a 5 euro, mentre Vodafone non si discosta più di tanto da Fastweb: bisogna pagare 28 euro nel caso in cui si abbia una linea Fibra, Fttc o Adsl, mentre si scende a 19 euro per un’offerta solo telefono.
I costi di dismissione
Per quel che riguarda i costi di dismissione, detto dei 29 euro e 95 centesimi di Fastweb occorre menzionare i 30 euro richiesti da Tim. Vodafone propone le stesse tariffe già viste nel caso della disattivazione della linea, e così pure Wind, con la sola differenza che per le linee Adsl, Fttc e solo voce uno dei due termini di paragone non è più di 55 euro ma di 66.